giovedì 28 febbraio 2013

Stalking : che cos'è e come difendersi #3 - Vittime e rapporti con il presecutore


La vittima

Lo stalking vede come vittime, nella maggior parte delle volte, le donne anche se non mancano casi inversi (il rapporto è di circa 3:1) ; uomini e donne che in oltre l'80% dei casi si conoscevano o perché ex partner (il 50% di tutti i casi) o perché amici, o colleghi di lavoro. L'età delle vittime varia dai 14-16 anni fino all'età adulta, mentre il fenomeno sembra diminuire dopo i 50 anni.

Questi risultati si riferiscono chiaramente ai casi denunciati e non danno contezza completa della realtà del fenomeno perché prendono in considerazione solo la punta dell'iceberg ed escludono il cosiddetto "numero oscuro".

La vita di una persona perseguitata cambia radicalmente fino a impregnarsi di paura per l'imprevedibilità di quello che potrebbe accadere. La vittima si sente costantemente controllata e "guardata a vista" e subisce continue umiliazioni per le scritte oscene lasciatele sotto casa, sulla macchina, o per il danneggiamento delle proprie cose. Tutto questo può provocare ansia, insonnia fino a sfociare in un vero e proprio disturbo post traumatico da stress, compromettendone l'attività lavorativa e le relazioni sociali.

La categoria vittimologica più a rischio ( oltre a quella degli ex partner ) risulta essere quella denominata "help profession" che comprende quanti lavorano nell'assistenza socio-sanitaria come medici, psicologi, assistenti sociali e infermieri. Questo si verifica perché questi professionisti entrano in contatto con i bisogni profondi di aiuto e le emozioni delle persone e possono facilmente cadere vittima di proiezioni di affetti e di relazioni interiorizzate.


Relazione vittima-persecutore

La "sindrome del molestatore assillante" rimanda ad una patologia della comunicazione e della relazione che pone al centro del quadro sintomatico la relazione molestatore-vittima.
Alla fine di una relazione, è normale sentirsi particolarmente depressi e turbati, e si cerca in ogni modo di recuperare il rapporto affettivo. Però, dopo alcuni vani tentativi di riavvicinamento, ed in un tempo relativamente breve, di solito si riesce ad accettare che la storia è finita e che l'altro non è più interessato. Comportamenti insistenti alla ricerca dell'altro, nonostante i rifiuti manifesti, possono configurare comportamenti molesti e persecutori.
Se lo stalker è un ex partner può aver manifestato, anche durante il rapporto affettivo, le stesse dinamiche, (che diventano più opprimenti dopo la separazione), di controllo, gelosia e ricerca eccessiva di attenzioni. Chi viene lasciato non sempre accetta l'idea che la relazione sia definitivamente conclusa e che l'ex partner possa stabilire un altro rapporto affettivo. Il messaggio che emerge tra le righe suona più o meno così: "O con me o con nessun'altro".

Alcuni studi hanno stabilito che lo stalking si manifesta essenzialmente attraverso due categorie di comportamenti:
1. le comunicazioni intrusive che includono tutti i tentativi di comunicazione attraverso telefonate, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti o murales;
2. i contatti, che si concretizzano sia tramite comportamenti di controllo diretto, come ad esempio pedinare o sorvegliare, sia mediante condotte di confronto diretto come visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni.

Altre ricerche hanno specificato che la molestia si traduce in stalking, vero e proprio, solo in presenza dei seguenti elementi distintivi:
1. chi mette in atto la molestia agisce nei confronti di una persona su cui proietta un investimento ideo-affettivo, basato su una relazione reale oppure parzialmente o totalmente immaginata (in base alle caratteristiche di personalità e alla capacità di esame della realtà);
2. lo stalking si manifesta attraverso una serie di comportamenti che si sostanziano nella ricerca di comunicazione e/o di contatto, che in ogni caso risultano connotati da ripetizione, insistenza e intrusività;
3. la pressione psicologica legata alla "coazione" comportamentale e al terrorismo psicologico dello stalker, pongono la persona individuata dal molestatore (stalking victim) in uno stato di allerta e di stress psicologico dovuti sia alla percezione dei comportamenti persecutori come sgraditi, intrusivi e fastidiosi, sia alla preoccupazione e all'angoscia per la propria incolumità;
4. progressività del comportamento persecutorio testimoniata dal passaggio dalle minacce agli atti di violenza contro cose (per es. l'automobile) o persone (per es. familiari o partner). Tuttavia, pur essendo essenziale la progressività, i casi di aggressione violenta sono rari, mentre i reati cui lo stalker perviene più facilmente sono quelli di insulti e danneggiamento della proprietà.

Fonte : CARABINIERI

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